Figlie di un piacere minore

Tra un’uscita e una chiacchierata sbuca dall’angolo di una confessione tra amiche, l’evoluzione del ruolo della donna nella società. Tema di importanza universale dibattuto in diverse conferenze e trattato tra le pagine di numerosi saggi, romanzi e sceneggiature che trasbordano dagli scaffali di una “qualunque” libreria. Le nostre ave ci hanno consentito di poter usufruire dei frutti delle loro battaglie. Però, nonostante siano riuscite a destinare ruoli in alte cariche per noi donne, attualmente con estrema fatica affrontiamo la scalata verso la vetta;siamo costrette a sacrificare una parte di noi. Infatti, in ogni caso, la donna è posta innanzi ad una scelta: madre e moglie problem solver e devota o donna in carriera,inflessibile e fredda.Siamo ancora nascoste tra la folla, in ultima linea, che marciamo, conducendo una vita combattiva e piena di ambizioni.

Le donne, figlie delle generazioni evolute da decenni, sono tra le creature più complesse della Terra. Eppure non tutti la pensano esattamente così. Secondo voi, cosa spinge due amiche a confrontarsi sul tracciato della loro vita, siglato da sapori diversi per loro natura e appartenenza? Queste due amiche sono pronte a scardinare e ad abbattere i tabù invalicabili, a cui anni or sono il buon costume faceva appello. Perché, dunque, non parlare liberamente con amiche davanti ad un ottimo caffè del centro, senza temere d’essere giudicate e senza che nessuno debba indicati, o meglio imboccarti, la “strada giusta”?Siamo donne, non marionette o cani da combattimento che devono sbranarsi per accappararsi la vita giusta. Siamo figlie di una stessa generazione, attorniate dalle stesse paure, rigidità mentali e dettati tradizionalistici che ci obbligano ad essere esattamente come ci vuole la società. Ma, ad un tratto, sulla riva del nostro presente giunge il momento fatidico in cui cerchiamo di dare un senso alla nostra vita, già predisposto verso una direzione, “per vivere bene” ci spiegano.Perdiamo tempo per pensarci, poiché sterzare è un rischio ed equivale “ad essere da bersaglio”.

Costantemente ci monitoriamo nei vari specchi della realtà e notiamo le nostre imperfezioni maledette, già perchè essere diversi è essere stranieri. Invece di essere così severe con noi stesse, dovremmo credere che tutta questa imperfezione è contemplata dal meraviglioso mistero della vita. Al contrario, noi rimuginiamo come se tutto dipendesse da noi donne, dai nostri errori. Forziamo le nostre identità e i nostri piaceri per rientrare nella “norma”. Queste verità scomode e taciute, restano piegate e lasciate lì nei cassetti dell’anima, all’ombra di una possibile ed entusiasmante scoperta. Siamo figlie della stessa generazione che cavalca le onde dell’identità, libere dai lacci composti della rettitudine sociale, dal falso buonismo, dal sorriso ingannevole. Siamo figlie di un piacere minore, che all’ombra di un cipresso, si prodiga per il nostro futuro, scavandoci la tomba.

 

Diritti Riservati M.Elena Didonna

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